dal Gazzettino di martedì 6 aprile 2010
di Tullio Cardona
- TEZZAT: «La voga è da rifondare»
- LA POLEMICA Il campione si sfoga dopo l’annuncio del ritiro: «Posso ripensarci se cambiano le cose»
- FULVIO SCARPA «Premi, i gondolieri devolvano il guadagno di una carovana»
Lascia ancora aperto un piccolo spiraglio, Ivo Redolfi Tezzat. Anche se il suo ritiro dalle competizione remiere è praticamente certo. «Eppure non voglio ancora annunciare ufficialmente che mi ritiro definitivamente - Tuttavia oggi non ravvedo le condizioni emozionali ed economiche per continuare, anche se la passione è tanta».
Il campione spiega: «La mia decisione ha due motivazioni. La prima è legata a quanti sono stati posti alla guida delle regate comunali, la seconda al mancato interesse del Comune. Non posso andare ad allenarmi la mattina presto, tralasciando famiglia e lavoro, per non ricevere nulla di concreto. Il Comune vorrebbe qualità e spettacolo, ma solo un remo mi costa mille euro e se mi impegno voglio vincere e con i materiali migliori. È un fatto di principio. In futuro potrei vogare ancora solo se cambierà la situazione».
La decisione di Ivo, che rompe una delle coppie storiche del remo (quella con Giampaolo d’Este) - ovviamente non manca di far discutere il mondo della voga. «Ivo è un atleta che sente molto le gare; un anno di riposo gli farà bene - afferma - il campione Luca Quintavalle "Mussato", che non crede ad un abbandono definitivo, quanto piuttosto ad un periodo di riposo - Personalmente mi sono ritirato un anno fa. I sacrifici sono stati tanti e, malgrado la passione, non sento la mancanza delle regate, perché è ormai un mondo marcio, non sano, privo di stimoli economici e ricco di arroganti incompetenti. Basta vedere quello che hanno combinato i giudici durante la scorsa stagione, senza essere sanzionati. Fa ridere amaro come il nuovo regolamento penalizzi solo i regatanti. Ivo fa bene a "staccare". Da parte mia, non voglio più far parte di quel mondo».
In effetti, anche Ivo Redolfi aveva puntato l'indice contro chi governa le regate, concausa del suo ritiro, al pari di Davide Prevedello, due anni fa. «Ivo è un vogatore di grande valore - afferma Prevedello - ma l'amministrazione comunale non ha fatto nulla per incentivare le regate e i regatanti. Le idee di chi rema non sono quelle di chi oggi governa le regate. Speriamo che Orsoni abbia il coraggio e la fermezza di mandare a casa le commissioni tecniche e di disciplina, oltre ai giudici: a molti tornerà la voglia di gareggiare».
Il mondo della voga è poi in agitazione per i tagli ai premi. E su questo versante da Fulvio Scarpa, gondoliere e già presidente dei Bancali, giunge una proposta concreta: «L'associazione dei gondolieri - sostiene Scarpa - potrebbe prelevare il costo di una "carovana" all'anno a ciascun gondoliere e devolverlo per i premi della Regata Storica. Sarebbero 80 euro, come da listino comunale, moltiplicati per 425 gondolieri, pari ad un totale di 34mila euro. Se non ci fosse Venezia, noi gondolieri non esisteremmo, quindi mi sembra giusto che la categoria cominci ad investire per la dimensione culturale e tradizionale della città».
Il campione spiega: «La mia decisione ha due motivazioni. La prima è legata a quanti sono stati posti alla guida delle regate comunali, la seconda al mancato interesse del Comune. Non posso andare ad allenarmi la mattina presto, tralasciando famiglia e lavoro, per non ricevere nulla di concreto. Il Comune vorrebbe qualità e spettacolo, ma solo un remo mi costa mille euro e se mi impegno voglio vincere e con i materiali migliori. È un fatto di principio. In futuro potrei vogare ancora solo se cambierà la situazione».
La decisione di Ivo, che rompe una delle coppie storiche del remo (quella con Giampaolo d’Este) - ovviamente non manca di far discutere il mondo della voga. «Ivo è un atleta che sente molto le gare; un anno di riposo gli farà bene - afferma - il campione Luca Quintavalle "Mussato", che non crede ad un abbandono definitivo, quanto piuttosto ad un periodo di riposo - Personalmente mi sono ritirato un anno fa. I sacrifici sono stati tanti e, malgrado la passione, non sento la mancanza delle regate, perché è ormai un mondo marcio, non sano, privo di stimoli economici e ricco di arroganti incompetenti. Basta vedere quello che hanno combinato i giudici durante la scorsa stagione, senza essere sanzionati. Fa ridere amaro come il nuovo regolamento penalizzi solo i regatanti. Ivo fa bene a "staccare". Da parte mia, non voglio più far parte di quel mondo».
In effetti, anche Ivo Redolfi aveva puntato l'indice contro chi governa le regate, concausa del suo ritiro, al pari di Davide Prevedello, due anni fa. «Ivo è un vogatore di grande valore - afferma Prevedello - ma l'amministrazione comunale non ha fatto nulla per incentivare le regate e i regatanti. Le idee di chi rema non sono quelle di chi oggi governa le regate. Speriamo che Orsoni abbia il coraggio e la fermezza di mandare a casa le commissioni tecniche e di disciplina, oltre ai giudici: a molti tornerà la voglia di gareggiare».
Il mondo della voga è poi in agitazione per i tagli ai premi. E su questo versante da Fulvio Scarpa, gondoliere e già presidente dei Bancali, giunge una proposta concreta: «L'associazione dei gondolieri - sostiene Scarpa - potrebbe prelevare il costo di una "carovana" all'anno a ciascun gondoliere e devolverlo per i premi della Regata Storica. Sarebbero 80 euro, come da listino comunale, moltiplicati per 425 gondolieri, pari ad un totale di 34mila euro. Se non ci fosse Venezia, noi gondolieri non esisteremmo, quindi mi sembra giusto che la categoria cominci ad investire per la dimensione culturale e tradizionale della città».
Giampaolo D’Este e Ivo Redolfi Tezzat, primi alla Storica del 2008
GONDOLE IN PLASTICA IN VENDITA
E A VENEZIA SCOPPIA LA POLEMICA
E A VENEZIA SCOPPIA LA POLEMICA
Azienda di Brindisi lancia un’offerta: costano meno e hanno bisogno di poca manutenzione. L’Ente gondola blocca tutto.
dalla Nuova Venezia di mercoledì 7 Aprile
di Alberto Vitucci
VENEZIA Gondole di plastica «low cost». Il sogno dei futuristi, incubo degli amanti della tradizione, sta per diventare realtà. Un cantiere navale di Brindisi ha quasi ultimato un prototipo che potrebbe rivoluzionare il mondo delle gondole, trasformando definitivamente Venezia in «Disneyland» a uso turistico. Nei giorni scorsi è arrivata al presidente dell’Ente gondola Aldo Rosso e a tutti i consiglieri una lettera firmata da Giuseppe Gioia, titolare dei «Cantieri navali Brindisi».
«Siamo costruttori di imbarcazioni», scrive il titolare ai consiglieri dell’Ente, «vi comunichiamo che stiamo realizzando in perfetta replica una gondola in Prfv (vetroresina) con la tecnologìa del vuoto, arricchita con gelcoat (resina isolante) antivegetativo nelle parti bagnate e gelcoat di vari colori nelle parti asciutte, anche finto legno». Lo scopo, continua Gioia, «è quello di poter rendere più fruibile e a costi più accessibili il servizio da parte di tutti i turisti, potendo abbassare i costi di gestione grazie alle nuove tecnologìe. Qualora foste interessati all’iniziativa, vogliate cortesemente contattarci».
Un sasso nello stagno. Che suscita qualche interesse da parte di alcuni. Ma una ferma condanna dall’Ente. «E’ chiaro che la gondola è una barca tradizionale in legno», taglia corto il consigliere dell’Ente, Cesare Peris, «e che per quello che ci riguarda non se ne parla proprio». Anche il regolamento comunale vieta oggi ai gondolieri di utilizzare scafi in plastica. Ma le leggi regionali non sono molto chiare in materia. E nonostante siano previsti incentivi per chi costruisce le barche in legno, la plastica non è vietata. Sarebbe quasi una bestemmia, visto che la gondola è l’i mbarcazione simbolo di Venezia e della sua storia. Scafi fatti a mano, sette legni diversi con stagionature adatte, pesi e curvature studiate su misura, in base al peso del gondoliere. Le gondole sono una diversa dall’altra, opere d’arte che non è possibile costruire in serie. Gli scafi di plastica invece sarebbero fatti con lo «stampo».
«Siamo costruttori di imbarcazioni», scrive il titolare ai consiglieri dell’Ente, «vi comunichiamo che stiamo realizzando in perfetta replica una gondola in Prfv (vetroresina) con la tecnologìa del vuoto, arricchita con gelcoat (resina isolante) antivegetativo nelle parti bagnate e gelcoat di vari colori nelle parti asciutte, anche finto legno». Lo scopo, continua Gioia, «è quello di poter rendere più fruibile e a costi più accessibili il servizio da parte di tutti i turisti, potendo abbassare i costi di gestione grazie alle nuove tecnologìe. Qualora foste interessati all’iniziativa, vogliate cortesemente contattarci».
Un sasso nello stagno. Che suscita qualche interesse da parte di alcuni. Ma una ferma condanna dall’Ente. «E’ chiaro che la gondola è una barca tradizionale in legno», taglia corto il consigliere dell’Ente, Cesare Peris, «e che per quello che ci riguarda non se ne parla proprio». Anche il regolamento comunale vieta oggi ai gondolieri di utilizzare scafi in plastica. Ma le leggi regionali non sono molto chiare in materia. E nonostante siano previsti incentivi per chi costruisce le barche in legno, la plastica non è vietata. Sarebbe quasi una bestemmia, visto che la gondola è l’i mbarcazione simbolo di Venezia e della sua storia. Scafi fatti a mano, sette legni diversi con stagionature adatte, pesi e curvature studiate su misura, in base al peso del gondoliere. Le gondole sono una diversa dall’altra, opere d’arte che non è possibile costruire in serie. Gli scafi di plastica invece sarebbero fatti con lo «stampo».
Oltre alla perdita della memoria storica, se ne perderebbe anche la magìa e l’elasticità. I tentativi di introdurre la plastica anche nelle gondole non sono nuovi. Dieci anni fa la rivolta dell’E nte gondola - e una diffida scritta a tutti i gondolieri - per l’a bitudine di stendere sul fondo delle barche un sottile strato di vetroresina. Un modo per ridurre i costi e diminuire la manutenzione. Ma le 400 gondole in circolazione sono tutte in legno, fatte a mano. Il costo si aggira intorno ai 25-30 mila euro, pareci e ferri compresi. C’è qualcuno che ha fiutato il grande business. Ma è polemica.
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