Abbiamo chiesto a due autorevoli esponenti della cultura veneziana, di esprimere il loro pensiero a riguardo della proposta di Aldo Rosso, presidente dell'Ente Gondola, di mettere in palio in via del tutto eccezionale il titolo di Re del Remo tra le due coppie di regatanti che negli ultimi quindici anni hanno dominato la scena del mondo della voga alla veneta: Igor e Rudi Vignotto, Ivo Redolfi Tezzat e Giampaolo D'Este. Si tratta dello storico, giornalista e scrittore Giorgio Crovato che porterà la tesi possibilista e dell'attore e giornalista Tullio Cardona che ci spiegherà i motivi del suo no.
Remiera Casteo ringrazia di cuore Giorgio e Tullio, esperti di voga e di regate, per aver messo a disposizione dei nostri visitatori e dei partecipanti al nostro sondaggio, riferito all'argomento, il loro pensiero in modo del tutto gratuito ed amichevole.
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GIORGIO CROVATO: SI !
Le regate veneziane hanno vissuto, nella loro particolare conformazione, la medesima evoluzione storica delle feste popolari sorte a vario titolo nella società europea. Tuttavia, l’originalità dell’elemento (l’acqua) e dello strumento (la barca tipica) hanno connotato ulteriormente la festa tradizionale. Se il cavallo padroneggia nelle giostre e nei tornei delle città di terraferma, è la gondola ad assumere in laguna il ruolo di protagonista. E’ curioso sottolineare che la gondola si afferma progressivamente come mezzo di comunicazione e di festa quando scompare definitivamente l’uso del cavallo nelle isole che formano il comune veneziano (con Rialto e San Marco in testa). Poco cambia nel tempo la modalità di voga: in piedi, guardando davanti, “alla veneziana”, una tecnica adatta alle tranquille acque della laguna (meglio delle lagune, considerando Caorle e Marano) e dei fiumi circostanti. Chi organizza, chi gareggia, chi partecipa alla festa caratterizza l’ambito storico nel quale si svolge lo spettacolo e ne rappresenta il tessuto sociale. Venezia, con le sue feste (cortei, freschi, regate) celebra se stessa e afferma la sua peculiarità di civiltà anfibia. Se in epoca medievale sono le apposite Magistrature, la speciale formazione marinare dei giovani e le galee a marcare l’evento, poco più tardi e lungo tutta la vita della Serenissima sono invece i barcaioli (il mestiere più diffuso), uomini e donne, gli attori dello spettacolo, attraverso l’abile regia dei patrizi, che ostentano in questo modo la loro posizione sociale, offrendo ai cittadini e al mondo esterno un’immagine di benessere, forza e gioiosa convivenza sociale. Non cambia molto neppure in epoca contemporanea. Ai nobili si sostituiscono cittadini e borghesi organizzati in comitati e, dal secondo dopoguerra, sono i funzionari dell’amministrazione pubblica locale a farsi carico dell’organizzazione (almeno per le regate più importanti ormai diventate “classiche”). I regatanti provengono il più delle volte dalla categoria dei gondolieri anche se altre professioni (per esempio i pescatori) contribuiscono sensibilmente nella presenza alla competizione e nella affermazione di talenti e campioni. La partecipazione del pubblico alla festa è da sempre “democratica”, non esclude nessuno. Palazzi, fondamente, barche ricche e povere sono le “tribune” esclusive o popolari da dove si ammirano i propri beniamini e si diventa protagonisti dell’evento. Bacino e Canal Grande prima, isole, canali della terraferma veneziana più tardi, sono gli spazi della festa. Un aspetto interessante lo riveste il “campione”, il regatante vincente e affermato. Gli uomini e le donne che vincono diventano dei miti popolari che meritano di essere celebrati e immortalati. Il ritratto è d’obbligo, anche la poesia e la prosa accompagnano nella memoria e nella storia l’emozione della gara, il gesto del regatante che si trasforma in idolo locale. Per nostra fortuna i quadri e le poesie si conservano e rappresentano anche oggi, a distanza di secoli, la testimonianza dei protagonisti delle regate. Non sono molto frequenti (come uno normalmente s’immagina) le competizioni durante la storia della Serenissima, rivestendo essere la caratteristica di festa eccezionale e non organizzata con una cadenza prestabilita. La continuità inizia nell’Ottocento, quando si diffonde il concetto di sport. Le regate diventano un’occasione di festa sia per celebrare la propria identità (di popolo della laguna) sia per offrire uno spettacolo tradizionale al “foresto”. Oltre al ritratto (o alla poesia o alla fotografia in posa) gli appassionati delle regate vogliono qualcosa di più. Per il super eroe che non delude e si conferma nel tempo vincitore alla regata più importante, in Canalazzo, è prevista una “incoronazione” particolare. Non c’è una regola scritta tramandata. Sono probabilmente i gondolieri a ricordare, di generazione in generazione, questa pratica. Non è chiaro neppure dopo quante volte continuativamente il campione ha diritto all’alloro. Tre, quattro, cinque conquiste della bandiera rossa a Ca’ Foscari? Alla fine dell’Ottocento, quando Luigi Zanellato conquista la sua quarta vittoria consecutiva (nel 1881 in coppia con Francesco Balbi, nel 1889 in coppia con Pasquale Maddalena, e nel 1890 e 1891 in coppia con il fratello Francesco) i compagni gondolieri, la fradelanza del traghetto di San Gregorio (come lavora Luigi), rispettando “un’antica costumanza”, offrono al campione una “corona di lauro con bacche d’oro”. Qualcuno si ricorda dello stesso gesto in onore di Pietro Marchiori Miani che vince per tre volte consecutive tra il 1841 e il 1844 (nel 1842 la regata viene sospesa). Qualche anno più tardi (nel 1912) l’impresa di Luigi Zanellato (che vince assieme al fratello anche nel 1892) viene ricordata da Gino Bertolini nella sua nota opera che tratta “le categorie sociali” veneziane “nella vita contemporanea e nella storia”. Scrive Bertolini: “è tradizione che, conseguiti quattro primi di fila si debba incoronare il campione. Nel giorno della suprema prova magistrale Luigi Zanellato ebbe infatti la ghirlanda d’alloro. Gliela recinse il presidente della Società dei gondolieri, l’ottimo commendator Domenico Fadiga. Ma doveva essere il sindaco di Venezia a incoronare Luigi Zanellato – presente tutto il popolo”. Nella stessa opera Bertolini si sofferma sulle qualità di regatante di Zanellato, non trascurando gli altri campioni dell’epoca, in particolare Luigi Zatta e l’allora emergente Arturo Cucchiero Scuciaro. Sarà questo evento a suggerire agli attenti funzionari dell’assessorato al Turismo o forse ai cronisti del “Gazzettino”, nel 1951, di riprendere “l’antica costumanza”, invitando gli organizzatori della Regata Storica a premiare la coppia Albino Dei Rossi Strigheta e Marcello Bon Ciapate, vincitori per la quinta volta consecutiva della regata sui gondolini. Scrive il “Gazzettino”: “questa volta Strigheta e Ciapate ricevono qualcosa di più: l’ambito alloro che per cinque volte consecutive consacra i regatanti campioni assoluti del remo”. Vent’anni dopo, nel 1973, l’onorificenza viene conquistata da Giuseppe Fongher e Sergio Tagliapietra Ciaci. Non si parla di “re del remo” ma di campioni “entrati nella leggenda”. Il titolo “re del remo” appare sulla stampa per la prima volta nel 1981 quando sono Palmiro Fongher e Gianfranco Vianello Crea a vincere la regata. Questo il titolo del “Gazzettino”: “il quinto trionfo consecutivo in Canal Grande consacra Palmiro e Crea con la corona d’alloro di re del remo”. Da questo momento con ci saranno più nuovi “re” ma soltanto “regine”. Sono infatti le campionesse Anna Mao e Romina Ardit a conquistare nel 2002 il titolo (per la prima volta nella storia delle ragate) di “regine del remo”. All’indomani della Storica del 2009 il presidente dell’Istituzione Gondola ripropone la questione del titolo di “re del remo”. La logica di Aldo Rosso è molto semplice: perché non insignire del titolo una delle due coppie che hanno caratterizzato gli ultimi decenni delle competizioni remiere? Sia Igor e Rudy Vignotto sia Giampaolo D’Este e Ivo Redolfi Tezzat sono stati gli indiscussi protagonisti di tutte le regate corse in laguna. Alla Storica entrambe le coppie hanno sfiorato il riconoscimento. Nel 1999 i Vignotto e nel 2009 D’Este-Redolfi. Si tratta di grandi campioni che hanno monopolizzato la conquista delle bandiere in tutte le regate “classiche” delle stagioni remiere, su ogni tipo di barca. A nostro avviso la proposta di Aldo Rosso è valida e stimolante perché: - la memoria storica, come descritto, ci insegna che non esiste una regola precisa per l’assegnazione; - se lo meriterebbero i protagonisti, campioni indiscussi della voga veneziana; - l’organizzazione dell’evento - ben curata - oltre a creare interesse tra gli appassionati servirebbe a ravvivare, soprattutto tra i giovanissimi, la passione per la nostra disciplina tradizionale. L’effetto emulazione potrebbe essere paragonato a quanto avviene - ad esempio - alle Olimpiadi. Le discipline che vincono medaglie, seguite con enfasi dai media, sono quelle che hanno maggior successo di nuovi praticanti. Circa la modalità di assegnazione, con intervento in prima persona del Sindaco e del Presidente dell’Istituzione Gondola, potrebbe essere contestuale alla Storica del 2010. Potrebbe però essere percorsa un’altra via, peraltro molto diffusa nel passato: la sfida. In questo caso è un soggetto terzo che la propone (per esempio appunto il Sindaco). I contendenti non avrebbero in alcun modo le attenuanti dei numeri d’acqua iniziali, che spesso, a questi livelli, possono condizionare l’esito della competizione. Il percorso potrebbe essere scelto in modo da coinvolgere tutta la città: partenza da San Giuliano di Mestre, Rio di Cannaregio, Canal Grande e arrivo a San Marco. In questo modo è idealmente coinvolta tutta la città, non dimenticando che sono numerosissimi gli appassionati iscritti alle società remiere mestrine. Non dovrebbe essere difficile trovare uno sponsor. Un’ulteriore proposta potrebbe percorrere un’idea sfidante e ancora più originale: perché non organizzare una sfida notturna con il Canal Grande illuminato a giorno (lo sponsor in questo caso potrebbe essere l’Enel)? L’evento (alla stregua di analoghe iniziative, tipo le “notti bianche” di Parigi e Roma) potrebbe far avvicinare molti giovani allo spettacolo della voga veneziana (e magari avvicinarli alla pratica). Barconi e imbarcaderi potrebbero essere assegnati a gruppi musicali, giovani band che sognano di esibirsi in pubblico.
Cari amici, mi è stato chiesto di scrivere due righe in merito alla vostra indagine sulla faccenda del Re del remo e sulla eventuale Supersfida. Fra le ragioni del sì e del no, mi permetto di proporre un nì. E´ indubbio che Venezia sia rimasta a bocca asciutta, non gustando la sfida fra i più forti in Canal Grande, vero è anche che ciò è accaduto non per una fondamenta crollata o un meteorite caduto dal cielo. Insomma: è stato un errore di Ivo, non un accadimento esterno. Capita. Malgrado la ricerca storica del sempre valido Giorgio Crovato, la proposta di concedere il titolo di Re del remo ai Vignotto o al Gigante e a Ivo nella prossima regata Storica o attraverso una sfida a due, mi lascia perplesso. E´ vero ciò che dicono Crovato e Aldo Rosso: il titolo di Re è una convenzione, storicamente il Re del remo non esiste, non è una regola; tuttavia apparirebbe sempre un conferimento di serie B, rispetto a chi attualmente se ne fregia, attraverso le cinque vittorie consecutive. Fra cent´anni un altro Crovato, un altro Cardona e un altro Vitucci potrebbero scrivere: "Sì, ci sono stati altri due Re del remo ad inizio secolo, ma quella volta è stato il sindaco a concedere il titolo perché nessuna delle due coppie è riuscita nell´impresa delle cinque vittorie". Siamo sicuri che ai Vignotto, a D´Este e a Tezzat possa andar bene essere annoverati così? Personalmente non credo. Quella è gente abituata a conquistarsi le cose, non per grazia ricevuta. Al contrario, sono dell´opinione che le istituzioni e l´intera Venezia debbano comunque render merito a chi da anni rappresenta il top della voga, dividendo la città in due tifoserie, segnando un´epoca. Rudi Vignotto, Igor Vignotto, Giampaolo D´Este, Ivo Redolfi Tezzat vanno riconosciuti con onore e pubblicamente ringraziati. Ciò può avvenire attraverso un evento, come la sfida in Canal Grande, magari in notturna, senza mettere in palio nulla, ma conferendo a tutti e quattro un altro titolo esclusivo, epocale, onorifico, ma che non sia "Re". Ad esempio, il primo "Campione del remo", andrebbe bene. Ma di altri nome/titolo da inventare ce ne sono a bizzeffe. Un grande evento cittadino, una festa istituzionale con Rai e sponsor, dove la sfida abbia il solo sapore di onore cittadino verso i quattro e "dimostrazione sportiva del massimo livello di voga alla veneta", anche perché chi vince non dimostrerebbe comunque di essere (o essere stata) la coppia più forte in assoluto in questi anni, ma migliore solo in quel momento. Una differenziazione potrebbe esistere solo a livello di denaro: chi arriva primo becca di più, perché, secondo me, fra Rai, sponsor ed evento cittadino, i 4 atleti vanno strapagati.
Cari amici, mi è stato chiesto di scrivere due righe in merito alla vostra indagine sulla faccenda del Re del remo e sulla eventuale Supersfida. Fra le ragioni del sì e del no, mi permetto di proporre un nì. E´ indubbio che Venezia sia rimasta a bocca asciutta, non gustando la sfida fra i più forti in Canal Grande, vero è anche che ciò è accaduto non per una fondamenta crollata o un meteorite caduto dal cielo. Insomma: è stato un errore di Ivo, non un accadimento esterno. Capita. Malgrado la ricerca storica del sempre valido Giorgio Crovato, la proposta di concedere il titolo di Re del remo ai Vignotto o al Gigante e a Ivo nella prossima regata Storica o attraverso una sfida a due, mi lascia perplesso. E´ vero ciò che dicono Crovato e Aldo Rosso: il titolo di Re è una convenzione, storicamente il Re del remo non esiste, non è una regola; tuttavia apparirebbe sempre un conferimento di serie B, rispetto a chi attualmente se ne fregia, attraverso le cinque vittorie consecutive. Fra cent´anni un altro Crovato, un altro Cardona e un altro Vitucci potrebbero scrivere: "Sì, ci sono stati altri due Re del remo ad inizio secolo, ma quella volta è stato il sindaco a concedere il titolo perché nessuna delle due coppie è riuscita nell´impresa delle cinque vittorie". Siamo sicuri che ai Vignotto, a D´Este e a Tezzat possa andar bene essere annoverati così? Personalmente non credo. Quella è gente abituata a conquistarsi le cose, non per grazia ricevuta. Al contrario, sono dell´opinione che le istituzioni e l´intera Venezia debbano comunque render merito a chi da anni rappresenta il top della voga, dividendo la città in due tifoserie, segnando un´epoca. Rudi Vignotto, Igor Vignotto, Giampaolo D´Este, Ivo Redolfi Tezzat vanno riconosciuti con onore e pubblicamente ringraziati. Ciò può avvenire attraverso un evento, come la sfida in Canal Grande, magari in notturna, senza mettere in palio nulla, ma conferendo a tutti e quattro un altro titolo esclusivo, epocale, onorifico, ma che non sia "Re". Ad esempio, il primo "Campione del remo", andrebbe bene. Ma di altri nome/titolo da inventare ce ne sono a bizzeffe. Un grande evento cittadino, una festa istituzionale con Rai e sponsor, dove la sfida abbia il solo sapore di onore cittadino verso i quattro e "dimostrazione sportiva del massimo livello di voga alla veneta", anche perché chi vince non dimostrerebbe comunque di essere (o essere stata) la coppia più forte in assoluto in questi anni, ma migliore solo in quel momento. Una differenziazione potrebbe esistere solo a livello di denaro: chi arriva primo becca di più, perché, secondo me, fra Rai, sponsor ed evento cittadino, i 4 atleti vanno strapagati.
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