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giovedì 30 luglio 2015

MOTO ONDOSO




di Alessandro Dissera Bragadin


Cari Amici,
invio questa email a voi, come amici e rappresentanti delle società che hanno a cuore Venezia e la laguna, a seguito dell’episodio paradossale, di cui tutti siete a conoscenza, che ha per protagonisti la sezione Moto Ondoso del Comune di Venezia. Spero che questa mia evidenza possa essere condivisa, tramite voi, da tutte le società del comune e che possa servire a stimolare la coscienza di chi dovrebbe garantire l’incolumità dei naviganti e la vita stessa di Venezia, con un documento condiviso.

L’episodio è evidenziato in questo link . https://www.facebook.com/groups/luoghi.meno.noti/permalink/894330853970496/, voglio anche chiarire che ho già pagato la multa, perché c’è un’ordinanza che è giusto vada rispettata, ma vorrei nel contempo che la solerzia e l’inflessibilità dimostrata venisse applicata a tutti, che ci sia coscienza di quanto accade nel canale degli Angeli fra le Fondamente Nove e Murano, Alle Fondamente Nove stesse, Canale della Giudecca, di Tessera, Bacino San Marco, Canale delle Navi e dei Marani e dei danni che ogni passaggio in rio de Noal, della Pietà, in Canalazzo crea.

Non so quanto Venezia possa ancora resistere a questa aggressione, se dove non è risuscito ad arrivare Napoleone, arriveranno i Veneziani stessi, ma è importante sottolineare che la questione moto ondoso, non è solo frutto della velocità, ma degli scafi, la logica dei Gran Turismo o dei Taxi, che non dimentichiamo sono navi di oltre 10 metri, è la medesima di un TIR in un sito archeologico, con la solita solfa che porta posti di lavoro, (qualcuno ha mai fatto un calcolo costi e benefici per la città?) posti di lavoro che potrebbero essere moltiplicati con mezzi meno impattanti e con velocità più consone, non ha senso che dall’aeroporto in 10 minuti si arrivi a Venezia, da quello di Roma per arrivare in centro ci vuole un’ora e non credo che far correre un camion a 200 all’ora sarebbe una buona idea. Devono essere imposti dei motori adeguati ai topi, in tutte le città del mondo i camion non accedono al centro, si usano furgoni e invece continuiamo a vedere le barche di ferro e i topi enormi con 100 cavalli in centro storico, le barche da diporto dovrebbero essere certificate e quelle non adatte veicolate nel canale dei petroli sotto controllo di argos per uscire liberamente in mare, incentivando l’uso di barche tradizionali a fondo piatto, soprattutto con le concessioni dei posti barca. La libera circolazione della barche tradizionali probabilmente creerebbe i famosi posti di lavoro che vengono sciorinati ogni volta che c’è un problema, visto che non sono mai stati nominati fra quelli persi.

Purtroppo le manifestazioni lasciano il tempo che trovano e la strada migliore è rendere consapevoli della situazione gli enti, iniziando dal Comune di Venezia, sulla scia del decalogo che già Pax in Aqua aveva proposto, http://www.vasvenezia.com/doc-vari/comunicati/decalogoPax.pdf,  un documento che parli di cause, effetti e soluzioni al fenomeno, citando gli studi, anche se ormai vecchi di 25 anni dell’Ing. Telaroli e l’impegno di Robinson, con il vaporetto mangiaonde (oggi quella tecnologia viene utilizzata dalle forze navali degli Stati Uniti D’America), con il proposito, qualora non fossimo ascoltati, di rivolgerci all’Europa al fine di tutelare l’integrità della città più bella e incredibile del mondo.

Mi auguro che, tramite voi,  possa essere indetto un tavolo con tutti i rappresentanti delle società presenti nel comune, per una prima riunione esplorativa al fine di determinare un documento comune da presentare al Sindaco.

Spero che questa mia porti a un sano dibattito, ringrazio di cuore per l’interessamento. Saldi in Pope e Duri i Banchi

Un caro saluto

Alessandro Dissera Bragadin


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