di Gabriele Lazzarini
Arriviamo alle 17.10 in Remiera a Treporti, di corsa, conciliare lavoro, famiglia, allenamenti non è facile per nessuno. Velocemente
gondolino rosso in acqua e via verso Venezia. Siamo euforici è la
nostra prima volta alla Benedizione dei gondolini. Arriviamo in bacino
sotto una debole pioggia, ci infiliamo nella "cavana" e aspettiamo di
essere tutti, non ci sembra neanche vero, essere li è una soddisfazione
enorme, la chiesa della Madonna della Salute anche se vista mille volte
lascia sempre a bocca aperta, di sottofondo il coro con le canzoni
veneziane, i vari discorsi delle autorità e la benedizione. Pieni di
orgoglio ci accingiamo a tornare a casa con la barca a traino e li
inizia la nostra disavventura, una marea di barche, taxi, barche da
turismo sfrecciano a tutta forza vicino, molto vicino al nostro
gondolino , li inizia lo sconforto, le onde lo scaraventano a destra e a
sinistra, solo per fortuna non si capovolge, ma l'acqua lo riempie a
metà, le onde non cessano, un tassista si ferma e ci chiede se c'è la
facciamo, noi proviamo a ripararci dietro San Giorgio e li "secemo" la
barca. Riprendiamo il viaggio di ritorno, verso la Remiera e
penso che Venezia, come il gondolino, vive fra chi vuole tenere in vita
le tradizioni, la passione, l'amore per la Città e chi, per interessi
economici, chi per indifferenza o ignoranza l'affonda. Asciughiamo
l'acqua rimasta e torniamo a casa, domani ci aspetterà un altro
allenamento, chissà quante barche pronte ad affondarci.. ma noi li a
"seccar acqua" ed andare avanti.
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