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sabato 27 marzo 2010

LA GRAVE SITUAZIONE DELLE IMBARCAZIONI STORICHE DELL'ASSOCIAZIONE ARZANA'



50 IMBARCAZIONI ANTICHE RECUPERATE E RESTAURATE DALL'ASSOCIAZIONE ARZANA', MEMORIA DELLA TRADIZIONE LAGUNARE, SFRATTATE DALLA SEDE-RICOVERO DELLA MISERICORDIA DA LUGLIO, ATTUALMENTE ACCATASTATE IN MANIERA NON DIGNITOSA ALLE TERRE PERSE !!!

L’Arzanà è un’associazione non-profit, nata nel 1992 che ha come fine lo studio, il restauro e la conservazione delle imbarcazioni tradizionali della laguna di Venezia. Dal 1992 l’Associazione è cresciuta, arricchendosi ogni anno di persone con competenze etnografiche e storico navali relative all’alto Adriatico ed esperienze maturate in ambito lagunare. Queste persone hanno offerto un contributo fondamentale alla crescita ed al superamento delle non poche difficoltà incontrate lungo il cammino. L’Associazione è riuscita a salvare una cinquantina di imbarcazioni tipiche della Laguna Veneta attualmente conservate con lo scopo di mantenere viva la traccia di una Venezia che sta per essere silenziosamente dimenticata.


LO SFRATTO DELLO SCORSO LUGLIO



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ECCO LA SITUAZIONE DELLE STORICHE PREZIOSE IMBARCAZIONI



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OGGI IL GAZZETTINO NE HA PARLATO COSI'



Venerdì 10 Aprile 2009



Arzanà, un patrimonio che sta andando in rovina

Dopo lo sfratto dalla Misericordia, l’associazione cerca un ricovero per le proprie imbarcazioni storiche


dal Gazzettino di sabato 27 marzo 2010

di Tullio Cardona


Un polo ai Tre Archi, «salvezza» per il patrimonio dell’Arzanà, che ora giace al macero alle Terre Perse, non avendo ancora trovato ricovero. Sono le ultime burcièle da squero dell'800, verigole, barche da seragianti, s-cioponi di inizio '900, il primo pattino del Lido e molte altre tipologie di imbarcazioni, ormai conservate in unico esemplare. Una ricchezza storica, in 28 pezzi unici, della marineria veneziana di tradizione, che l’associazione Arzanà ha raccolto, acquisito e tutelato a proprie spese negli ultimi vent’anni, come memoria dell’intera comunità veneziana. «Non abbiamo mai chiesto contributi all’ente locale, vorremmo solo una minima assistenza logistica che ci consentisse di tramandare questo patrimonio». Sfrattate un anno fa dalla chiesa della Misericordia, le barche potrebbero essere ricoverate ai Tre Archi o a Forte Marghera. Giovanni Caniato, del direttivo, non nasconde la propria preferenza per la prima soluzione: «Il luogo, alla fine del rio di Cannaregio, è stato dato in concessione all’ente per il museo della gondola, mai decollato. Noi potremmo ricoverare le barche, realizzare un percorso didattico e rappresentare un punto d’appoggio per le remiere di Mestre. Al Comune non costerebbe nulla e ne trarrebbe tutti i vantaggi».

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