di Alessandro Dissera Bragadin
Cari Amici,
invio
questa email a voi, come amici e rappresentanti delle società che hanno
a cuore Venezia e la laguna, a seguito dell’episodio paradossale, di
cui tutti siete a conoscenza, che ha per protagonisti la sezione Moto
Ondoso del Comune di Venezia. Spero
che questa mia evidenza possa essere condivisa, tramite voi, da tutte
le società del comune e che possa servire a stimolare la coscienza di
chi dovrebbe garantire l’incolumità dei naviganti e la vita stessa di
Venezia, con un documento condiviso.
L’episodio è evidenziato in questo link . https://www.facebook.com/groups/luoghi.meno.noti/permalink/894330853970496/,
voglio anche chiarire che ho già pagato la multa, perché c’è
un’ordinanza che è giusto vada rispettata, ma vorrei nel contempo che la
solerzia e l’inflessibilità dimostrata venisse applicata a tutti, che
ci sia coscienza di quanto accade nel canale degli Angeli fra le
Fondamente Nove e Murano, Alle Fondamente Nove stesse, Canale della
Giudecca, di Tessera, Bacino San Marco, Canale delle Navi e dei Marani e
dei danni che ogni passaggio in rio de Noal, della Pietà, in Canalazzo
crea.
Non so quanto Venezia possa ancora resistere a questa aggressione, se dove non è risuscito ad arrivare Napoleone,
arriveranno i Veneziani stessi, ma è importante sottolineare che la
questione moto ondoso, non è solo frutto della velocità, ma degli scafi,
la logica dei Gran Turismo o dei Taxi, che non dimentichiamo sono navi
di oltre 10 metri, è la medesima di un TIR in un sito archeologico, con
la solita solfa che porta posti di lavoro, (qualcuno ha mai fatto un
calcolo costi e benefici per la città?) posti di lavoro che potrebbero
essere moltiplicati con mezzi meno impattanti e con velocità più
consone, non ha senso che dall’aeroporto in 10 minuti si arrivi a
Venezia, da quello di Roma per arrivare in centro ci vuole un’ora e non
credo che far correre un camion a 200 all’ora sarebbe una buona idea.
Devono essere imposti dei motori adeguati ai topi, in tutte le città del
mondo i camion non accedono al centro, si usano furgoni e invece
continuiamo a vedere le barche di ferro e i topi enormi con 100 cavalli
in centro storico, le barche da diporto dovrebbero essere certificate e
quelle non adatte veicolate nel canale dei petroli sotto controllo di
argos per uscire liberamente in mare, incentivando l’uso di barche
tradizionali a fondo piatto, soprattutto con le concessioni dei posti
barca. La libera circolazione della barche tradizionali probabilmente
creerebbe i famosi posti di lavoro che vengono sciorinati ogni volta che
c’è un problema, visto che non sono mai stati nominati fra quelli
persi.
Purtroppo
le manifestazioni lasciano il tempo che trovano e la strada migliore è
rendere consapevoli della situazione gli enti, iniziando dal Comune di
Venezia, sulla scia del decalogo che già Pax in Aqua aveva proposto, http://www.vasvenezia.com/doc-vari/comunicati/decalogoPax.pdf,
un documento che parli di cause, effetti e soluzioni al fenomeno,
citando gli studi, anche se ormai vecchi di 25 anni dell’Ing. Telaroli e
l’impegno di Robinson, con il vaporetto mangiaonde (oggi quella
tecnologia viene utilizzata dalle forze navali degli Stati Uniti
D’America), con il proposito, qualora non fossimo ascoltati, di
rivolgerci all’Europa al fine di tutelare l’integrità della città più
bella e incredibile del mondo.
Mi
auguro che, tramite voi, possa essere indetto un tavolo con tutti i
rappresentanti delle società presenti nel comune, per una prima riunione
esplorativa al fine di determinare un documento comune da presentare al
Sindaco.
Spero che questa mia porti a un sano dibattito, ringrazio di cuore per l’interessamento. Saldi in Pope e Duri i Banchi
Un caro saluto
Alessandro Dissera Bragadin